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Visualizzazione dei post da marzo, 2017

Elle e la violazione del corpo secondo Paul Verhoeven

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recensione di Gianni Vittorio Dopo una lunga pausa di circa 10 anni torna dietro la cinepresa Paul Verhoeven , e lo fa con un thriller magistrale. Figlia di un serial killer che è in prigione da anni, e che lei non vede da altrettanti, Michèle è diventata una donna ricca e di successo, gestisce una software house di videogiochi, e reagisce allo stupro che apre il film nella maniera più imprevedibile possibile: ignorandolo, andando avanti come niente fosse, ma al tempo stesso, con la duplicità e l'ambiguità che ammanta tutto il film, cercando di scoprire chi sia che ha violato il suo corpo. Formidabile Isabelle Huppert con i suoi tic e la sua ambiguità di fondo, l'attrice francese riesce a ritagliarsi uno dei personaggi più complessi della sua carriera. Dark, divertente, scomodo, ironico, appassionante e teso,  Elle è il cinema di cui oggi abbiamo più bisogno. Libero, in maniera totale e totalizzante, di sovvertire i generi. In una sola parola: anarchico

La vita aliena di Life – non oltrepassare il limite (di Daniel Espinosa)

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Uscito dal 23 Marzo Life il nuovo film fantascientifico del regista Daniel Espinosa . Un gruppo di scienziati, in missione su Marte deve recuperare frammenti di vita dal pianeta rosso. Ma durante le ricerche scoprono che il campione di cellula aliena che hanno prelevato non è altro che una specie di ‘’nuovo Alien’’ che, forse per poter sopravvivere lui stesso, deve uccidere ogni corpo umano che si trova di fronte. Al di là della trama quello che affascina qui è la costruzione del film. La parte iniziale, con un bel piano sequenza ci fa entrare nella nave spaziale, ricordandoci Gravity di Cuaron, ma poi la storia si sviluppa diversamente, con molta più azione, iniziando uno scontro tra predatore e prede. Infatti il primo contatto tra la forma di vita e gli umani, solo fintamente rassicurante, porta in sè una forma di terrore e di attesa per lo scatenarsi dell’inferno, con un finale a sorpresa che sembra fare lo sberleffo allo spettatore. In conclusione ne viene fuori un B-movie

Logan: il film più umano e doloroso della saga X-Men

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Difficile dire se “Logan” sia il film più bello tra quelli che la Marvel ha tratto dall’omonima collane di fumetti. Di certo possiamo dire che il terzo spin off degli X-Men dedicato all’eroe più tormentato e solitario del pianeta è di quelli destinati a lasciare il segno. A farcelo dire sono fattori che riguardano tanto la scelta dei contenuti che il modo di metterli in scena. Più che in precedenti avventure dell’universo Marvel i segni dominanti sono in questo caso un senso di realtà e una cognizione del dolore espressi come mai ci era capitato di vedere in queste latitudini. A giustificarli lo stato di prostrazione in cui versa l’esistenza dei personaggi, non solo quello di Logan, malandato e con il fattore rigenerante funzionante solo a metà ma anche del professor Xavier, vecchio e psichicamente instabile, e poi il fatto che la maggior parte dei mutanti – quindi anche quelli che abbiamo conosciuto nella saga cinematografica a essi dedicata – sono stati inavvertitamente uccisi dal lo