Pubblicato ''Friends'', il nuovo album dei White Lies
di Gianni Vittorio
Il
7 ottobre è uscito il nuovo album dei White
Lies, intitolato semplicemente Friends,
pubblicato a 4 anni di distanza dal precedente Big City. E già è stato annunciato il
nuovo tour, con alcune tappe previste in Italia.
Take it out on me è il primo singolo ad aprire il disco; si prosegue con Morning in LA e Hold back you love, brani più pop-rock, molto melodici, entreranno subito nelle orecchie dei loro fan.
La quarta traccia , Don’t want to feel it all è invece una ballad molto vicina allo stile che li ha sempre contraddistinti(rock-wave, indie); si cambia registro con Is my love enough, brano con base elettronica e rimandi wave anni 80. Il lato B dell’album non lascia segni indelebili, se non per l’unico pezzo da segnalare, Come on, dall’incedere molto ritmato. Qui la voce si fa più calda, richiamando a tratti il loro primo lavoro.
Il suono di questo album, pur rimanendo sostanzialmente simile al loro stile, fatto di tessiture elettroniche, il basso alla Simon Gallup(bassista dei Cure), la voce dark ma pur sempre melodica, sembra aver preso una direzione più easy listening, ma nello stesso tempo più solido. In conclusione l’opera, pur senza trascendere, risulta ben arrangiata; tutti i brani sono di discreta fattura. Forse è mancata la canzone epica, ma indubbiamente i ragazzi londinesi hanno dimostrato con gli anni di non essere una meteora, ma un gruppo rock con le idee chiare, capace di far risorgere la new wave inglese.
Take it out on me è il primo singolo ad aprire il disco; si prosegue con Morning in LA e Hold back you love, brani più pop-rock, molto melodici, entreranno subito nelle orecchie dei loro fan.
La quarta traccia , Don’t want to feel it all è invece una ballad molto vicina allo stile che li ha sempre contraddistinti(rock-wave, indie); si cambia registro con Is my love enough, brano con base elettronica e rimandi wave anni 80. Il lato B dell’album non lascia segni indelebili, se non per l’unico pezzo da segnalare, Come on, dall’incedere molto ritmato. Qui la voce si fa più calda, richiamando a tratti il loro primo lavoro.
Il suono di questo album, pur rimanendo sostanzialmente simile al loro stile, fatto di tessiture elettroniche, il basso alla Simon Gallup(bassista dei Cure), la voce dark ma pur sempre melodica, sembra aver preso una direzione più easy listening, ma nello stesso tempo più solido. In conclusione l’opera, pur senza trascendere, risulta ben arrangiata; tutti i brani sono di discreta fattura. Forse è mancata la canzone epica, ma indubbiamente i ragazzi londinesi hanno dimostrato con gli anni di non essere una meteora, ma un gruppo rock con le idee chiare, capace di far risorgere la new wave inglese.
Voto: 7
Commenti
Posta un commento